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E se domani chiudesse Facebook?

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FriendFeed_shutdown_2015-03-16

In questi giorni c'è un certo fermento in un angolino della rete. Il fatto è che tra qualche settimana chiuderà Friendfeed, uno dei social network più anziani, da qualche anno di proprietà di Facebook, che alla fine ha deciso di spegnerlo definitivamente. Gli utenti che ancora popolano quella landa ovviamente non sono molto contenti.

Non voglio scrivere un articolo su Friendfeed, né un coccodrillo, né un'elegia, né una critica di quello che quel posto è diventato negli anni. Ne trovate di ottimi (e contrastanti) in giro per la rete, scritti da gente che sul quel sito ci ha passato molto più tempo di me, costruite molte più relazioni, pubblicato, commentato, litigato più spesso di quanto non lo abbia fatto io. Io di Friendfeed posso solo dire che, sì, mi sono iscritto quasi subito, ma esattamente come mi sono iscritto subito a praticamente tutti i nuovi social network che hanno aperto negli anni (ehi, ho persino un account polveroso su Ello!), più per curiosità da nerd che per vera intenzione di utilizzo. Ci importavo i tweet e il feed RSS di Borborigmi, e poco più. Quando ho deciso di mettermi a dieta da social, a un certo punto ho persino chiuso l'account, anche se l'ho riaperto poco tempo dopo per una ragione banale: le alternative erano decisamente peggiori, su Facebook c'è spesso troppa cagnara, e fare una discussione su Twitter non è esattamente facile. Invece su Friendfeed (o meglio, nella fetta di Friendfeed che vedevo e frequentavo io) c'era (c'è) della bella gente, si discute(va) con piacere (a patto di schermare i rumorosi, ma questo è facile, come - e forse più che - su Facebook e Twitter). Nella mia esperienza, su Friendfeed ci si sceglie(va) in base a affinità e compatibilità, e non invece per conoscenza più o meno diretta (come, almeno inizialmente, su Facebook) o per visibilità (come spesso su Twitter). Il che mi porta a quello che volevo dire.

"Ognuno ha la timeline che si merita" (cit. Andrea Beggi). Mi capita spesso di sentire amici e conoscenti lamentarsi di Facebook, perché "è caotico", "la gente posta roba inguardabile", "c'è troppo rumore e non si può veramente discutere". Mi sembrano affermazioni magari anche fondate (Facebook incita all'oversharing, che per definizione è superficiale) ma in fondo ingiustificate: nessuno ci obbliga a mantenere connessioni con qualcuno i cui contenuti non ci interessano, o troviamo offensivi, fastidiosi o inutili. E, nel caso di Facebook,  se la trappola semantica del legame di "amicizia" ci fa esitare a rescindere la relazione virtuale, basta semplicemente silenziarne il flusso, pur mantenendone formalmente i rapporti. Io ho una certa quantità di "amici" su Facebook che ho veramente conosciuto di persona in un certo periodo della mia vita, ma le cui scorribande attuali mi interessano veramente poco. Senza molte esitazioni, li ho schermati tutti al primo post insulso, e la mia timeline è oggi (relativamente) pulita. D'altro canto, su Facebook intrattengo anche relazioni amabili e persino costruttive con persone che conosco solo virtualmente, o che ho incontrato poco più di una volta dal vivo. È una questione di scelte, ma i mezzi per depurare ci sono.

E se chiudessero Facebook? L'altro aspetto che mi ha interpellato, nella questione della chiusura di Friendfeed, è quanto deleghiamo della nostra presenza online a strutture sulle quali non abbiamo nessun controllo. Provate a chiedervi: e se chiudessero domani Facebook, o Twitter, o Tumblr, o Instagram, che impatto avrebbe la cosa sulla vostra vita? Io me lo sono chiesto, e sono per esempio giunto alla conclusione che potrei sopravvivere senza problemi senza Twitter (lo uso principalmente per condividere dei contenuti e per accedere a contenuti condivisi da altri: prima di Twitter usavo la condivisione del defunto Google Reader, oggi ci sarebbero alternative dovessero venire a mancare i cinguettii). Per Facebook le cose sono un po' più complesse: al di là dei contenuti condivisi (io non posto foto su Facebook, e tutti i miei contenuti sono ospitati altrove) e delle discussioni, resta la questione dei contatti puri e semplici. Di troppe persone non ho più (o non ho mai avuto) l'email, e con loro la messaggeria di Facebook è il modo di connessione preferenziale. Se dovessero chiuderlo, dovrei passare un bel po' di tempo a ricostruire la mia rubrica. La cosa non mi piace affatto, e forse varrebbe la pena di fare qualcosa per ovviare al problema.

Possiedi la tua identità. Quante foto hai pubblicato su Facebook (o Friendfeed, o Tumblr, o Instagram, o quello che preferisci)? Quante riflessioni? Quanti testi? Sei disposto in cambio della gratuità (e semplicità, certo!) di questi servizi ad barattare il controllo sia formale (hai letto per davvero le clausole sul copyright dei contenuti postati su Facebook?) che tecnico (che succede alle tuo foto, i tuoi testi, le tue riflessioni, se i server di Facebook/Friendfeed/Tumblr/Instagram muoiono domani?) dei contenuti che produci e condividi, che, a dirla tutta, sono pezzi di te e della tua vita? Io no (che, tra l'altro, è la ragione per cui tengo in piedi questo sito). E mi chiedo dunque: esiste la possibilità di costruire una comunità virtuale degna di questo nome (per esempio simile a quella che che conosciuto su Friendfeed) in un ambiente non proprietario, forse degno dei primi giorni di internetC'è chi ci sta provando, ma penso bisognerebbe discutere anche (e soprattutto!) di business model e fattibilità economica (quanti utenti? Chi paga? Come? Crowdfunding? Donazioni? Quota annuale? Kickstarter?), e non solo degli aspetti tecnici.


© Marco @ Borborigmi di un fisico renitente, 16/03/2015. (Some right reserved)| Permalink | 14 commenti
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